Nel cuore delle Marche, le Lame Rosse di Fiastra sorprendono con il loro paesaggio marziano: pinnacoli rossi, silenzio e natura selvaggia.
Ci sono luoghi che sembrano nati per restare nascosti, come segreti che la natura custodisce con gelosia e le Lame Rosse, nel cuore dei Monti Sibillini, sono uno di questi: si tratta di un vero e proprio canyon che non ha nulla da invidiare ai ben più noti paesaggi americani (ed è testimonianza del fatto che nel nostro Bel Paese possiamo trovare davvero tutto).

Siamo nel comune di Fiastra, in provincia di Macerata. Da qui parte il sentiero che conduce a quella che molti chiamano il “piccolo Grand Canyon d’Italia”: il percorso inizia sulle rive del lago di Fiastra e si snoda per circa tre chilometri. È un cammino che non richiede particolare esperienza tecnica, ma pretende rispetto (come tutti i cammini di montagna o giù di lì, d’altra parte): le salite sono ripide, il terreno è sdrucciolevole e nelle ore più calde (nelle stagioni più calde) il sole picchia senza pietà.
Ma quando, dopo l’ultima curva, il paesaggio si apre e il verde lascia spazio al colorito rossastro tipico di questo affascinante Canyon made in Italy, la fatica scompare: davanti agli occhi ci si ritrova pinnacoli e torri di ghiaia e argilla, scolpiti dal tempo e dal vento in forme quasi surreali; le pareti, alte e sottili, si colorano di sfumature che cambiano a seconda dell’ora del giorno (dal rosa tenue del mattino al rosso ferroso del tramonto).
La loro origine risale a migliaia di anni fa, quando i processi di erosione — favoriti dalle componenti atmosferiche — hanno consumato progressivamente gli strati calcarei del versante, liberando sedimenti di limi, argille e ghiaia. L’abbondante presenza di ferro ha poi regalato alle Lame quel colore inconfondibile che sembra provenire da un altro continente: il risultato è un canyon naturale che si apre a 860 metri di altitudine e che oggi rappresenta una delle mete più suggestive dell’intero Appennino centrale.
Doverosa precisazione per chi volesse inventarsi esploratore della domenica: le Lame Rosse sono un luogo fragile. Ogni anno centinaia di escursionisti arrivano fin qui, ma molti tratti restano esposti a rischio di frane o crolli, soprattutto dopo i terremoti del 2016, che hanno modificato parte del paesaggio circostante. Per questo le autorità locali raccomandano prudenza e rispetto del percorso tracciato: qui ogni passo lascia un segno e la natura, si sa, non perdona leggerezze.
I Monti Sibillini: la cornice incantata del canyon
A rendere unico questo scenario è anche il contesto che lo ospita: i Monti Sibillini, catena che si estende tra Marche e Umbria e che arriva a toccare i 2.476 metri del Monte Vettore.
È un territorio dove la geologia si intreccia alla leggenda: da un lato i circhi glaciali (si pensi al Lago di Pilato) e i pascoli d’alta quota; dall’altro, la Grotta della Sibilla (legato al mito delle sibille, profetesse vergini che spesso offrivano ai questuanti profezie non esattamente graditissime).
Non solo, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, istituito nel 1993, protegge oltre 70.000 ettari di biodiversità: in questo territorio convivono boschi di faggi, aquile reali, camosci e lupi appenninici. Ed i borghi, dal canto loro, mantengono intatto il ritmo del passato con la natura che detta ancora i tempi della vita.
Ed è così che chi decide di esplorare le Lame Rosse scopre quindi non solo un fenomeno geologico straordinario, ma anche un territorio che invita a rallentare, ad ascoltare il silenzio, ad abbandonare i tempi frenetici della postmodernità.





