Nazione: Italy
Regione: Marche
Provincia: Macerata (MC)
Comune: Cessapalombo
Localita’ o frazione: Montalto
Nome bene: Castello di Montalto
Un castello sul colle alto, è evidente, prima di tutto aveva bisogno di autonomia e sufficienza d’acqua.
Trovata la vena, costruita la cisterna con robusta volta a botte, il pozzo, quadrangolare, doveva permettere di attingere dall’alto.
Passati i secoli, questa robusta e sepolta parte vitale del castello si è riempita ma è restata intatta.
Chi qualche anno fa la riscoprì (e furono gli abitanti) ne sentiva per primi la umidità deleteria, o il fresco molto piacevole e sbalordiva per l’importanza muraria che è monumentale.
Di fuori la cinta tonda, pur mangiata dalle acque e dal sole, pur sgretolata dalle radici e dai ghiacci, sembra mitragliata, ma resta massiccia perché ha fatto blocco monolitico.
Il castello, dall’alto della valle, dominante paesini tuttora abitati dai montaltesi, ove le forti torri quadrate si collegavano con muraglie rettilinee, trapunte di feritoie e bocche per le armi, è ancora minaccioso, ma indifeso.
Perde lentamente, dall’alto, file di pietre, o stipiti di finestre e porre.
Si tratta di un rudere resistentissimo; non cadrà, si lascerà mangiare dal tempo.
Salva è l’antica chiesa, rimanipolata dentro, ma intatta fuori o con trascurabili cuciture.
La chiesa e la canonica che, per essere tirata su da un piano più basso, è ancora castello; per essere frammista di grandi brani vecchi e pietre e finestre piccole come feritoie, con brani nuovi, malte diverse, architravi piatti di finestre recenti, possiede l’austerità del disegno difensivo e il conforto dell’abitabilità.
Per essere abbandonata e custodita, invita ora alla nostalgia ora alla ripulsa.
Lì sono vissuti solitari i parroci per secoli, che hanno continuato l’opera dei monaci.
Nel secolo XVI vi lavorò Andrea De Magistris.
Nella casa della comunità, annessa al castello, si rifugiarono e furono catturati prima dell’eccidio i partigiani.
Nel secolo XIII doveva appartenere ai Paganelli, i quali, con il castello di Morico, vendettero (1523) al comune di San Ginesio “due parti di Montalto confinanti con San Maroto e Vestignano”.
Siccome in precedenza Morico era appartenuto ai Prontaguerra, è probabile che anche Montalto avesse la stessa provenienza.
Una data parecchio posteriore scrisse Girolamo di Giovanni nella Mater Misericordiae affrescata nella chiesina di Santa Maria Ausiliatrice nel 1468, a Villa, che è il principale gruppo di case costituente la frazione Montalto.
Forse il castellano avrà chiamato l’illustre pittore, il quale probabilmente lo ritrasse avanti al gruppo dei cavalieri, a sinistra, sotto il manto della Vergine, e le sue dame, così dolcemente pierfrancescane, dall’altra parte.
Il magnifico affresco ci anticipa quanto l’inventario dei beni varaneschi passati ai Borgia nel 1502 conferma: “vigilarono sulla sinistra del Fiastrone” (Montalto e Col di Pietra).
Montalto è elencato tra i castelli con la rocca, insieme a Campolarzo, Serravalle e Sentino.
Quindi castello, quindi castellani e dame.
Vita medievale. Vita rinascimentale.
Presumibilmente lotte: Brunforte, Ginesini, Sarnanesi da una parte; Magalotti e Da Varano dall’altra. Sempre alternativamente.
Le lotte giustificano la consistenza della costruzione; la vita giuridica la suppellettile pittorica.
A Santa Maria, cioè a Villa Je (che nel ‘500 era comparrocchiale), quale pittore aveva dipinto “imaginem beatae Virginis in pariete”?
Villa Je è un nome longobardo che documenta la presenza di quel popolo del medioevo.
Montalto contava 80 famiglie e 400 “anime comunionum idonee”.
La casa parrocchiale e la chiesa erano a posto; nella parrocchia non vi erano eresie; la frequenza era consolante; il parroco non aveva beni e viveva esclusivamente di generosità.
Tratto da “Itinerari Camerinesi con sosta in Città” di Angelo Antonio Bittarelli – 1983.
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