INFORMAZIONI


Scheda

Nazione: Italy
Regione: Marche
Provincia: Ancona (AN)
Comune: Serra San Quirico
Localita' o frazione: Domo
Nome bene: Castello di Domo

Cenni storici

Castello di Domo – Serra San Quirico (AN)

Domo è un vero e proprio castello antico, cinto di mura, con due porte, varie strade interne anguste all'uso antico, una piazza regolare su cui si affaccia la chiesetta ottocentesca della Madonna del Rosario. Maggiore importanza sotrica e artistica è da attribuire alla Chiesa di San Paterniano V. che risale nella struttura attuale al 1473, pur avendo riportato successivamente utleriori trasformazioni. Da ammirare in essa il portale rinascimentale, un trittico su tavola, raffigurante la Madonna di Loreto, San Paterniano e Santa Lucia, eseguito alla fine del sec. XV e attribuito ad un vago "maestro di Domo" di probabile origine fabrianese, e numerosi affreschi votivi dei sec. XV-XVI, che adornano la parete absidale e i due lati dell'unica navata coperta a capriate. Davanti alla chiesa si apre una piazza più vasta, originariamente di dimensioni minori, frutto dell'abbattimento di diversi caseggiati fatiscenti agli inizi degli anni 70.

Affresco della Chiesetta dì Domo San Paterniano
La struttura attuale risale al 1473, pur avendo riposato successivamente ulteriori trasformazioni. Da ammirare il portale rinascimentale, un trittico su tavola, raffigurante la Madonna di Loreto, S. Paerniano e S. Lucia, eseguito alla fine del sec XV e attribuito al "Maestro di Domo" di probabile origine fabrianese, e numerosi affreschi votivi del sec. XV-XVI, che adoravano la parete absidale e i due lati dell'unica navata con soffitto a capriate.

La chiesa parrocchiale di Domo, dedicata a San Paterniano, è d'origine monastica ed è stata sempre la chiesa principale del Castello. Costruita quasi contemporaneamente al Castello verso la fine del '200, subisce profonde trasformazioni verso il 1450 con un innalzamento del piano del pavimento di almeno 4 metri, per mezzo di volte a crociera e a botte; la parte inferiore venutasi a creare diventa così un'ampia cripta in cui si conservano tuttora importanti residui di affreschi che abbellivano il presbiterio e le pareti dell'antica chiesa. La nuova chiesa sopraelevata, con un nuovo accesso dalla piazza antistante, è arricchita di pregevoli dipinti a fresco verso la fine del sec. XV e abbellita con un'interessante portale datato 1473, che ha una netta impronta rinascimentale, anche se la cuspide che lo sormonta conserva ancora un accento tardo-gotico. In seguito al disastroso terremoto del 1741, in cui si rese inagibile l'abitazione del parroco, furono fatte ulteriori e sostanziali modifiche, creando nel presbiterio, tagliato fuori dalla chiesa da uno spesso muro divisorio, e nella vecchia sacrestia, la nuova casa parrochiale. Il prisbiterio rivolto a est fu portato ad ovest (oltre il fondo della chiesa, la cui parete fu abbattuta) e fu sistemato con struttura a cupola in stile settecentesco. Tali lavori sono datati 1790, come risulta da una pietra apposta ad una parete esterna della chiesa. Nella casa parrocchiale da anni sono stati abbattuti i solai e riportati alla luce numerosi e preziosi affreschi, coperti in passato da varie mani di colore.

Note Artistiche:
Il portale risale al 1473, delimitato lateralmente da due pilastri che sostengono un architrave ornato da tre corone floreali contenenti lo stemma dell'ordine camaldolese (due colombe rappresentanti la vita attiva e quella contemplativa, che bevono dallo stesso calice), la figura di San Paterniano vescovo e lo stemma di papa Niccolò V con le chiavi incrociate. Lungo l'architrave corre la scritta dedicataria con l'anno di inaugurazione:

MCCCCLXXIII DIE VII AUGUSTI TEMPORE DOMNI BARTOLOMEI DE GENGHA

L'interno, rinascimentale a navata unica, coperta a capriate, presenta una serie di affreschi votivi che vanno dalla fine del XV secolo agli inizi del XVII, mentre databili Ano alla fine del '300 sono i lacerti della più antica chiesa inferiore.

Gli affreschi, la serie di affreschi di origine votiva che adorna le pareti e il presbiterio della chiesa è episodio alquanto raro sia dal punto di vista iconografico che per lo stesso significato teologico. Il pittore o i pittori vi hanno svolto comunque un preciso programma religioso: l'esaltazione dell'iconografìa mariana e dell'agiografìa legate al mondo popolare ed agreste. Numerosi i santi raffigurati tutti a figura intera e a posizione eretta, da Sant' Antonio a San Rocco, da San Paterniano alla Madonna del Soccorso, per terminare nel presbiterio con una grande scena che presenta al centro il Cristo in croce attorniato dalla Vergine, San Giovanni, la Maddalena e l'Arcangelo San Michele.

Il Trittico di San Paterniano è l'opera più pregievole che si conserva all'interno della chiesa, si compone di tre pannelli in legno illustranti al centro la Madonna di Loreto, a sinistra San Paterniano vescovo e a destra Santa Lucia; in alto entro piccoli spicchi quadrilobi si affacciano il Padre Eterno, l'Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata. Il dipinto è attribuito al "Maestro di Domo", di probabile origine fabrianese ed è databile tra il 1470 e il 1480. Nel trittico sono presenti diversi connotati culturali, in primo luogo è evidente il ricordo dei pittori fabrianesi, riminescenze del Gentile e una grande vicinanza stilistica al Maestro di Staffalo, soprattutto nella figura di San Paterniano. Lo stile è tardogotico ed è riconoscibile nell'allungato linearismo delle figure, nell'insistito decorativismo dei broccati e delle volute vegetali dello sfondo.

Don Gianni Chiavellini

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