Museo della nostra terra - Pieve Torina (MC)
Il museo è stato fondato nel 1976: occupa il piano terra dell'ex Convento di Sant'Agostino, la cui costruzione risale al XVII secolo. E' un museo etnografico - agricolo, con 14 sezioni disposte su una superficie di 750 mq. Sono stati ricostruiti fedelmente gli ambienti delle case coloniche e delle botteghe artigiane: il granaio, la cantina, il laboratorio del bottaio, la cucina, la camera da letto, la sala delle suppellettili da bagno, il locale dei giochi dei bambini, la scuola, i carri, i grandi attrezzi agricoli e la bottega del calzolaio. Sono anche conservati gli attrezzi della pastorizia e della caccia, l'osteria, la sala della tessitura. Il mulino di Fiume, sede distaccata del museo, conserva le strutture originarie, con il laghetto, la chiusa e le cascate ancora funzionanti. La struttura, completa in tutte le sue parti, ricrea i momenti di vita ed il lavoro del mugnaio.
Il museo della nostra terra non è nato da un disegno precostituito. Nel maggio 1973 e 1974 il Centro sociale di educazione permanente (Csep) organizzò due mostre degli hobby. Nella prima, per il settore artigianato, Fernando Mattioni e Enrico De Angelis esposero una raccolta di attrezzi per il ciclo della tessitura (1); nella seconda Mattioni insistè con gli attrezzi per la pastorizia (2). Le mostre avevano sezioni dedicate alla pittura, alla fotografia, sbalzo su rame, uncinetto, ricamo, attività varie .... Alla chiusura ogni espositore riprendeva la propria merce. Gli attrezzi della tessitura e della pastorizia si ammucchiavano su due stanze per restituire le altre alla scuola elementare. Nel 1975 la scuola si chiuse, Giampaolo Aringoli si uni a Mattioni per tenere aperte tre stanze nei mesi estivi; finalmente, dal 17 gennaio 1976, con altri locali e sezioni, in maniera continuativa. Ora alcune centinaia di oggetti riempiono le dieci stanze e il cortile. Il visitatore attento trova il materiale per una serie notevole di indagini. Ogni pezzo, per quanto elementare, ripropone la ricerca della tecnica con la quale è stato costruito. Dietro appare una umanità che per secoli si è ripetuta. Solo uno studio attento potrà scoprire un progresso lento e costante. I modi di impiego dei singoli attrezzi non è scontato al visitatore di oggi sia perché ormai possono essere dimenticati e perduti, sia perché spesso un attrezzo si prestava a molteplici usi. Costruiti nella propria casa, o nella cantina, o nella campagna, o nella stalla, con strumenti a mano, durante le pause d'inverno, per i lavori d'estate o le raccolte autunnali, gli oggetti appaiono come segni di civiltà, la paziente, laboriosa, secolare civiltà contadina. Quindi beni culturali? Innegabilmente si perché prodotti da ingegno e da tecnica, talora anche raffinata. Nel cortile del museo sono esposti alcuni birocci che realmente sono beni " artistici ", perché al manufatto nudo e semplice si aggiunge il dipinto alle fiancate, perché il carradore si lascia riconoscere da accorgimenti tecnici non solo civettuoli. La raccolta pievetorinese però non consente la scelta, si presenta almeno dapprima nel suo complesso come un mezzo organico per la conoscenza delle popolazioni che abitavano, dal sorgere della storia a trenta anni fa, in queste splendide ma avare valli e colli, per la scoperta delle loro vicende, dei problemi più immediati. Le attrezzature agricole sono nate coralmente dal lavoro eguale di tutti: nella stessa specie, un manufatto vale l'altro; l'insieme organizzò il lavoro ed oggi lo documenta (3). A Pieve Torina si cerca invano la biblioteca o l'archivio storico. I documenti contabili di questi strumenti o non sono mai esistiti perché costruiti in casa, o perché tra il contadino e l'artigiano bastava una stretta di mano, o, se sono stati stilati, sono andati perduti. Il Museo della nostra terra è il grande archivio degli italiani umili e laboriosi. Quando saranno schedate le raccolte regionali della civiltà contadina e i musei si passeranno gli studi sui singoli pezzi e sulla totalità di ogni raccolta, il confronto mostrerà le varietà e la omogeneità di un'area culturale e mostrerà i rapporti logici degli strumenti con i territori e la diversità delle soluzioni. La sagacia delle singole comunità emergerà dal rapporto territorio, lavoro, uomo. Ogni terra in rapporto analogo e diverso, come è analoga e diversa la vita degli uomini.
Il Museo della nostra terra si è venuto strutturando in sezioni organiche.
1) Nel cortile vengono esposti alcuni esemplari di birocci, aratri, tregge, macine a mano per il grano (rotone).
2) " Pieve Torina ieri e oggi " è una vasta raccolta di fotografie amorosamente riprese da Rino Carnevali, pievetorinese, che da anni va scoprendo gli aspetti più caratteristici del territorio, sempre alla ricerca di antiche foto e cartoline e riprodurle con la sua macchina di professionista ad alto livello. Nella lenta sequenza di fotogrammi scorre l'anima del paese, nei suoi castelli, i paesaggi, il folklore, gruppi e personaggi caratteristici, artigiani e contadini al lavoro, opere d'arte fermate nel momento del grave dissolvimento. Nella densa pellicola ci pare di leggere alcuni messaggi: a) godere il paese e il suo popolo; b) invito a chi può e deve a salvare la ricchezza storica e umana di un passato che è sempre più necessario per l'avvenire; c) astenersi dalle violenze al paesaggio e all'urbanistica dei centri storici; d) appello alle popolazioni ad apprezzare le perle lasciate nascoste dai loro padri.
3) La sezione cantina richiederebbe un tipico ambiente: ampio, semibuio, seminterrato, fresco ... nel quale l'uomo potesse muoversi ed il prodotto fermentare a suo agio. Il museo mostra botti, torchi, bigonce e bigoncette, cupelle, fiaschi, macchine primordiali per imbottigliare, imbottatoi, solforatrici, " vasgappi " (costume da potatore) ...
4) La cantina e i birocci richiamano gli attrezzi del lavoro nei campi: l'aratro di legno, forbici e falcione per potatura, solfarolo, gioghi, " coppe ", forche, pale da grano, sgranatrice, mannaie, corvelli, morse, morse da svezzamento, salasso, bilance, ciocchi, trappole per i topi, recipienti per grano, " cannilli ", parti di un mulino ...
5) La pastorizia è rappresentata dai cosciali, cerchi per il formaggio, fuscelle per la ricotta, collare con chiodi di difesa, tagliola per lupi, marchi, bardelle, basti, " buzzicu ", piatti da pastore, pettini per lana, secchi da mungitura, forbici per tosatura, caldai da masseria, campane, trocchi per il sale, panchetti per mungere, corni scaccialupi, zangola ...
6) La pastorizia ha portato al lavoro della donna nella fabbricazione del formaggio. Il passaggio alla sezione tessitura è logico: fusi e portafusi, telai con annessi e connessi, filarelli, conocchie, pettini, annaspi, strigliatrici a mano, strigone, dinapatoi, rocchettatrici, orditoi, " ciaola " ...
7) Le curiosità infantili presentano culle, dondoli, caminarelli, seggiolini ... tutti in legno.
8) E cosi eccoci alla cucina: il pestello del sale, le padelle, le trufe, la cuccuma, le caffettiere, i macinini, le pentole, le madie, i battilardi, i passapomodori, le grattuge, i porta spezie, i piatti, i porta sale, " i capostili ", i lumi ad olio, gli orci, le brocche, i brocchetti, tavole per il pane, " preti " e " monache " ...
9) La botteguccia del calzolaio con il deschetto, forme, scarpe d'epoca ed attrezzi vari. E tante altre cose che pur appartenendo all'artigianato restano a servizio dell area contadina e fanno riflettere sulla interdipendenza delle arti e fanno comprendere come nelle stesse corporazioni medioevali spesso ci fossero compromissioni.
di Don Bittarelli