INFORMAZIONI


Scheda

Nazione: Italy
Regione: Marche
Provincia: Ascoli Piceno (AP)
Comune: Montemonaco
Localita' o frazione: Centro storico
Nome bene: Museo della Grotta della Sibilla

Cenni storici

Museo della Grotta della Sibilla - Montemonaco (AP)

La leggenda nasce prima dell'era di Cristo attorno a una grotta posta su una vetta nuda e levigata, oggi chiamata Monte Sibilla. Dentro la grotta, un passaggio angusto conduce a due enormi porte di metallo che sbattono minacciose. Sono le porte del regno della Sibilla, donna dai poteri divinatori, fata e incantatrice per alcuni, demoniaca creatura per altri. Esploratori e curiosi hanno cercato di varcare quell'ingresso, riportando indietro, quando tornavano, testimonianze enigmatiche. Poi improvvisamente la porta fu ostruita. Oggi che l'accesso a quegli abissi misteriosi è chiuso per sempre, è possibile vivere un'esperienza irripetibile, legata alla misteriosa maga, proprio a Montemonaco: qui, nella Villa Curi, ha sede il Museo della Grotta Sibilla, un museo nato per raccogliere e comunicare la straordinaria ricchezza e il fascino di un passato in cui arte, storia e letteratura si sono sposate con leggende, miti e magie. Il museo si presenta suddiviso in sezioni distinte, ognuna delle quali raccoglie testimonianze artistiche, storiche e culturali dell'intero comune di Montemonaco. Gli oggetti esposti, tra cui antichi libri e pergamene, testimoniano la strettissima relazione tra il tessuto paesaggistico e urbanistico e la tradizione letteraria e leggendaria.

La Gran Pietra, uno dei misteri custoditi nel museo

In tempi remoti il Lago di Pilato era meta di negromanti, maghi e stregoni.
In una lingua di rena posta tra i due bacini del lago si svolgevano riti esoterici per evocare il Diavolo. Esattamente in questo punto è stata ritrovata la Gran Pietra, una testimone di roccia su cui sono graffiate lettere come cicatrici. Lo studio di questi segni è tuttora in atto. Quale mistero ci sveleranno? A cosa serviva la Gran Pietra? Era un altare sacrificale o una stele su cui incidere demoniache invocazioni? Solo una cosa, per ora, ci è data sapere: questa pietra ha avuto un importante ruolo in tempi molto oscuri.

Lago di Pilato - Montemonaco (AP)
Il lago di Pilato è un lago montano d'altura, situato sul monte Vettore, nel massiccio e nel Parco nazionale dei Monti Sibillini ad una quota di 1.941 m s.l.m., appartenente al comune di Montemonaco, provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche. È conosciuto e spesso definito "il lago con gli occhiali" per la forma dei suoi invasi complementari e comunicanti nei periodi di maggiore presenza di acqua. Nel periodo intermedio i due specchi di acqua assomigliano a due occhi posti in posizioni diverse.

Il lago di Pilato a fine maggio.
«...se vi scopre qualcuno è male accolto (...) Non è molto che vi sorpresero due uomini, uno dei quali era un prete. Questo prete fu condotto a Norza e là martirizzato e bruciato; l'altro fu tagliato a pezzi e gettato nel lago da quelli che l'avevano preso.»
(Antoine De la Sale, Il Paradiso della Regina Sibilla, 1421)

Il lago, situato nelle Marche a meno di un chilometro dal confine umbro, in prossimità dei comuni di Arquata del Tronto e Montegallo, è uno specchio d'acqua di origine glaciale di tipo alpino, uno dei pochi in Appennino, racchiuso in una stretta valle glaciale a nord della cima principale del massiccio, circondato dalle più alte vette dei Monti Sibillini (Monte Vettore 2476 m, Cima del Redentore 2449 m, Cima del Lago 2422 m e Pizzo del Diavolo 2.410 m). Unico lago naturale delle Marche (escludendo i laghi costieri), si è formato a causa dello sbarramento creato dai resti di una morena creatasi in epoca glaciale. L'ultimo modellamento della valle glaciale è del Pleistocene superiore (da 125.000 a 10.000 anni fa). Particolare e suggestiva la sua ubicazione tra pareti impervie e verticali immediatamente sotto la cima del Monte Vettore. Le dimensioni del lago e la portata d'acqua dipendono principalmente dalla distribuzione delle precipitazioni: il lago è infatti alimentato, oltre che dalle piogge, soprattutto dallo scioglimento delle nevi, che ricoprono per buona parte dell'anno la superficie dello specchio d'acqua fino all'inizio dell'estate; alcuni nevai resistono nell'area fino ad agosto, nonostante la non elevatissima altitudine del monte Vettore. Il perimetro del lago è di circa 900 metri per una larghezza di 130 metri: la misurazione della profondità degli invasi, pari a circa 8-9 metri, fu rilevata nell'anno 1990, quando la zona restò completamente asciutta per una forte siccità. Il lago non ha emissari visibili, ma sul fondo sono presenti inghiottitoi che possono essere relazionati con le sorgenti del fiume Aso attraverso canali carsici sotterranei. Il lago ospita un particolare endemismo, il Chirocefalo del Marchesoni: è un piccolo crostaceo di colore rosso che misura 9-12 millimetri e nuota col ventre rivolto verso l'alto. La zona presenta anche un insetto molto piccolo detto ditiscide, coleottero acquatico nero di origine boreo-alpina.

Storia e tradizioni popolari
Nella tradizione popolare il lago è stato ed è considerato un luogo magico e misterioso. Prende infatti il suo nome da una leggenda secondo la quale nelle sue acque sarebbe finito il corpo di Ponzio Pilato condannato a morte da Tiberio. La pena non fu solo questa, ma anche la mancata sepoltura del suo cadavere. Il corpo, chiuso in un sacco, venne affidato ad un carro di bufali lasciati liberi di peregrinare senza meta e sarebbe precipitato nel lago dall'affilata cresta della Cima del Redentore. Anche per questo il lago, a partire dal XIII secolo è stato considerato luogo di streghe e negromanti, tanto da costringere le autorità religiose del tempo a proibirne l'accesso e a far porre una forca, all'inizio della valle, come monito. Intorno al suo bacino furono alzati muri a secco al fine di evitare il raggiungimento delle sue acque. Altro nome usato nell'antichità era quello di lago della Sibilla, come si evince da una sentenza di assoluzione emessa dal Giudice della Marca Anconitana De Guardaris nel 1452, a favore della comunità di Montemonaco, per aver accompagnato cavalieri stranieri a consacrare libri magici ad Lacum Sibillæ. Nel museo della Grotta della Sibilla, presso Montemonaco, è custodita una pietra scura, detta "La Gran Pietra", che reca incise lettere misteriose e rinvenuta nei pressi del Lago. Secondo la leggenda questo sarebbe il lago Averno da cui si entra nel mondo degli Inferi.

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Il mistero della Gran pietra del Lago di Pilato
Pubblicato da berenice


Il mistero della Gran pietra del Lago di Pilato

Il Museo della Sibilla di Montemonaco (AP), nel Parco Nazionale dei Sibillini, custodisce una pietra rinvenuta nel Lago di Pilato, un piccolo bacino idrico che si apre a 1981 metri di altitudine sul monte Vettore e che è conosciuto da escursionisti e appassionati di mistero per la sua bellezza e per una fama alimentata da innumerevoli e torbide leggende. Nell’antichità si riteneva che i fondali del lago si aprissero direttamente nell’Inferno e che tra le acque fosse sprofondato il carro con il corpo di Ponzio Pilato. Maghi, negromanti, cavalieri e stregoni, erano soliti sfidare le insidie della montagna per raggiungere il lago e bagnarvi i Libri del Comando consacrandoli a Satana, in modo da assicurarsi l’invincibilità e il dominio sul mondo. La vicinanza della Grotta della Sibilla, spietata Regina delle montagne, nei secoli non ha fatto altro che alimentare i misteri legati a questi posti.

Il mistero della Gran pietra del Lago di Pilato
Anche la pietra custodita al Museo di Montemonaco, soprannominata la Gran pietra, ne racchiude uno. Sulla superficie levigata dalle acque reca delle lettere iscritte che fino a qualche settimana fa erano rimaste indecifrate e oggetto di numerose ipotesi. Gli studi e le ricerche del professor Romano Cordella, esperto del territorio, hanno sciolto la questione: i segni scolpiti nella roccia hanno ripreso un ordine e la loro paziente lettura ha ricomposto i nomi di tre cavalieri spoletini che visitarono il lago intorno al 1500, presumibilmente negli anni 1520-1522. Di essi, e in particolare di un tale Giordanu Ceciliu familiare di Saccoccio Cecili che possiede ancora una via intitolata nell’antica Spoleto, si ha menzione nei volumi della storia scritta da Achille Sansi. Perché i tre cavalieri  percorso tanti chilometri e salirono fin lassù? La risposta non si saprà mai con certezza, ma potrebbe essere vero che la loro visita come quella di altri fosse legata alla reputazione magica del luogo. Giordanu e i suoi sarebbero andati a chiedere alle forze occulte l’invincibilità e la potenza, virtù molto bramate dagli uomini d’armi, e a testimonianza del passaggio avrebbero inciso nella pietra i loro nomi. Oppure li avrebbero scritti perché così voleva il rituale di allora. Certo è che proprio in quegli anni il Ceciliu fu coinvolto in un importante fatto storico collegato alla rivolta dei castelli della Valdinarco verso Spoleto. Durante i conflitti, che imperversavano numerosi, venne ucciso il Governatore spagnolo Alfonso di Cardona parente della famiglia reale Aragona. La responsabilità del gesto fu addossata a Petrone da Vallo, uno dei capi della rivolta, indipendentista e spregiudicato ribaldo che successivamente venne catturato e arso vivo insieme al figlio.

Il mistero della Gran pietra del Lago di Pilato
Ma poiché a proteggere il Governatore erano stati chiamati quattro o cinque spoletini di rango tra cui il Ceciliu e i suoi amici, la morte dell'alto funzionario creò seri problemi a Spoleto accusata di non averlo coperto adeguatamente.
Forse il potere demoniaco del Lago di Pilato quella volta non aveva funzionato a dovere, ma la traccia del passaggio dei cavalieri, almeno quella, ha resistito al trascorrere dei secoli. Proprio come resiste l'aura leggendaria del mistero, che diventa quasi certezza, quando lassù imperversano gli ululati e il rombo del vento, le tempeste di pioggia e neve e l'effetto straordinario della nebbia.


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