Museo del Monastero di S. Caterina - San Severino Marche (MC)
Il 12 luglio 1523, essendo sulla cattedra di Pietro Adriano VII, il Capitolo dell’allora Collegiata di S. Severino, adunatosi nella residenza del Priore, Benedetto Massarelli, donò al Priore e Consoli della città e al Rev.do Don G. B. da Camerino, Canonico di S. Gìovanni in Laterano di Roma, la chiesa dedicata a S. Mariano, posta nel quartiere di S. Francesco, con tutte le case ed edifici annessi, appartenenti già all’Abbazia di Valfucina e incorporate, quindi, alla mensa e distribuzione della Collegiata. Tale cessione venne fatta perché vi si erigesse un monastero di monache. Il detto Canonico Lateranense l’accettava a nome delle monache e del Capitolo di S. Giovanni in Laterano con l’espressa condizione che, in qualunque tempo e per qualunque causa, divina o umana, non sussistessero più le monache, il monastero e la chiesa tornassero in proprietà libera del Capitolo, come prima della cessione. Sembra che delle aspiranti alla vita monastica, si riunissero in quel luogo senza però emettere i SS. Voti. Circa l’anno 1544, gli abitanti di S. Severino fecero istanza al Vescovo di Macerata perché volesse mandare tre monache benedettino-cistercensi a fondare un monastero dello stesso Ordine presso la chiesa di S. Mariano. Il Vescovo, avendo aderito alla richiesta nell’anno stesso, le monache maceratesi fondarono il monastero e vi accolsero le prime novizie. Dopo circa tre anni dall’apertura del monastero, le monache maceratesi ritornarono alla loro città. Con l’aiuto di Dio e la protezione di S. Benedetto, di S. Caterina e di S. Illuminato, il monastero prosperò tanto che, nel 1619, contava sessanta monache coriste. In seguito il numero variò secondo i tempi e le circostanze. Nell’anno 1626, si restrinse a 34 il coefficiente delle monache. Mons. Dionisio Pieragostini, Vescovo di S. Severino, con Decreto del 25 novembre 1734, fissò a trenta il numero ordinario delle coriste. In origine non vi erano monache converse. Solo nel 1664, la S. Congregazione dei Vescovi e i Religiosi aderì alla richiesta perché venissero loro assegnati almeno quattro posti. Nel 1702, la stessa S. Congregazione rispose con un rescritto favorevolmente all’istanza con cui si chiedeva il beneplacito per la Vestizione di due converse. Finalmente Mons. Pieragostini, con Decreto del 25 novembre 1734, fissò a otto il loro numero ordinario. Le vicende politiche del sec. XVIII e XIX furono di gran danno al monastero che perse molti beni e rimase chiuso dal 1808 al 1821. Con la legge del 1866, tutte le Comunità religiose furono soppresse e le loro proprietà passarono al demanio. Alle monache fu concesso di rimanere nel loro monastero, finché il loro numero fosse ridotto a sei. Esse pagavano l’affitto prelevandone il canone dalle pensioni assegnate dal Governo. Avvenuta la morte di molte religiose e ridotto a sei il numero delle superstiti, il Governo, con pubblica istanza, nell’ottobre del 1903, cedette il monastero al Comune di S. Severino perché se ne servisse per qualche opera di beneficenza, con la clausola di riservare un appartamento per le sei suore rimaste. Questa condizione costituiva un grande imbarazzo per il Comune che, d’intesa con le monache, fece fare la perizia del monastero. Fu valutato L. 6.500. Le monache, nel vivo desiderio di riavere il loro edificio, offrirono L. 7.000. Si dovette espropriare le monache della loro dote e chiedere aiuto ai benefattori per raggiungere la cifra. Siccome le Comunità allora non erano costituite in Ente morale, si pensò d’intestare il monastero a tre postulanti. Così il monastero è rimasto nostro e da allora ha sempre prosperato e cercato di realizzare l’augurio che Paolo VI indirizzava ai monasteri, dove regna la fraternità e l’amore: "diffondere un’emanazione diafana di pace, di letizia e di santità…" a favore dei fratelli che, nel mondo, lottano per la vittoria dello spirito sulle forze organizzate del male.
Bibliografia
Attualità benedettina in Abruzzo-Marche-Umbrie, Fabriano 1980.
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Nel 1544 inizia la storia della Comunità Monastica Cistercense di Santa Caterina a San Severino Marche. Il Monastero in cui si insedia la nuova Comunità ha origini benedettine, che risalgono all’anno mille. Vivono nella Regola Benedettina dell'”Ora et labora”, secondo lo spirito cistercense trasmesso da san Bernardo di Clairvoux e dai Santi fondatori. Intorno al 1580 su indicazione della Serva di Dio Francesca Trigli dal Serrone (1557 - 1601) viene rinvenuto il corpo incorrotto di santo Illuminato, monaco benedettino, quì vissuto agli inizi dell’anno mille. Divene il santo protettore del Monastero e copatrono della città di San Severino Marche. Alla fine del 1700 il Monastero venne ingrandito ed ha conservato la forma attuale. Nel 1865 una legge del nuovo Regno d’Italia decretò la confisca dei beni appartenenti agli ordini religiosi, tra cui anche il Monastero di Santa Caterina. Nel 1904 il Monastero venne messo all’asta per essere venduto e le monache riuscirono a riacquistarlo. Questa fu quasi una seconda nascita, da cui continuarono a fiorire nuove vocazioni. Nel 1963, vista la buona presenza di religiose, un piccolo gruppo di queste venne inviato a sostenere il Monastero Cistercense di Agrigento. Oggi vi è quì accolta una presenza di monache cistercensi di provenienza dal Vetnam, dove c’è ricchezza di vocazioni. Vivono qui per un periodo di alcuni anni condividendo la stessa regola e stile di vita in un clima di condivisione e comunione.
Si ringrazia Maurizio Pruè per la sua preziosa collaborazione.