Musei di Palazzo Buonaccorsi - Macerata (MC)
Nel cuore della città sorge il settecentesco Palazzo voluto dalla famiglia Buonaccorsi in seguito al conseguimento del patriziato cittadino nel 1652 e all'investitura a conte di Simone Buonaccorsi nel 1701 da parte di papa Clemente XI. La costruzione del palazzo è il risultato di complesse vicende edilizie che vedono, a partire dal 1697, l'aggregazione di edifici preesistenti su progetto dell'architetto romano Giovan Battista Contini allievo del Bernini. Nel 1718 l'intervento di Ludovico Gregorini completa il palazzo con la realizzazione del cortile interno e del giardino all'italiana di cui rimangono la balaustra con i vasi ornamentali di Antonio Perucci e le tre statue raffiguranti Ercole vincitore in pietra d'Istria, opera dello scultore padovano Giovanni Bonazza. All'interno, l'ampio atrio pavimentato in legno di quercia, la loggia e i saloni decorati, i soffitti a cassettoni e le pitture di soggetto mitologico dell'appartamento nobile offrono alla vista dei visitatori preziosi momenti barocchi e rococò, il cui fasto raggiunge l'apice nel Salone dell'Eneide. Decorato nella volta a botte con le Nozze di Bacco ed Arianna da Michelangelo Ricciolini e ornato alle pareti con un ciclo di dipinti su tela commissionati ai maggiori artisti del tempo, celebra le gesta dell'eroe virgiliano in funzione encomiastica. Proprietà del Comune dal 1967 e sede dell'Accademia di Belle Arti fino al 1997, il palazzo ospita oggi le collezioni comunali: il museo della carrozza e le raccolte di arte antica e moderna.
La Famiglia Buonaccorsi
I Buonaccorsi, in particolar modo Simone, nel corso del XVII secolo ebbero la tendenza a ristabilirsi nella loro terra d'origine e nel 1652, grazie a Buonaccorso divenuto all'epoca Chierico di Camera, riottennero la nobiltà maceratese. Ottenuta così l'affermazione della famiglia, Simone decise di dare alla casata un edificio corrispondente alla sua potenza economica ed al titolo comitale. Nel 1717 aveva speso l'ingente somma di 19.530 scudi ma alla sua morte, avvenuta nel 1743, aveva lasciato ai suoi discendenti un edificio degno di loro e della loro città. Nel 1746, a soli tre anni dalla morte di Raimondo Buonaccorsi, la famiglia ottenne l'ammissione al patriziato di Roma da Papa Benedetto XIV spostando nella Capitale i propri interessi. Nel 1853 un membro della famiglia, Flavio, dopo aver sposato la principessa Angela Chigi, decise di tornare a Macerata e provvide al restauro del palazzo con importanti trasformazioni quali l'inserimento della loggia sul fronte nord. Per il palazzo, utilizzato sia dalla famiglia sia da una serie di affittuari, iniziò un periodo di decadenza, fino all'acquisto da parte del Comune nel 1967.
I Restauri
Il restauro di Palazzo Buonaccorsi rappresenta un intervento di assoluto rilievo nell'ambito del programma per il recupero dei beni culturali delle Marche dopo il terremoto del 1997. Oggetto di un integrale intervento di consolidamento e di rifunzionalizzazione iniziato nel 2002 e finanziato dalla Regione Marche e dallo stesso Comune su progetto di Paolo Marconi e Michele Zampilli, uno degli edifici storici più belli delle Marche, è stato restaurato in tutti gli apparati decorativi, nei pregevolissimi infissi lignei e soffitti cassettonati e nel complesso delle statue che ornano la corte principale e la panoramica terrazza. Oltre al gruppo di statue sulla corte principale, sono state restaurate, anche con il concorso di fondi statali concessi dalla Direzione regionale per i beni culturali, le grandi tele della Galleria dell'Eneide. Con la demolizione negli ambienti interrati e nella corte delle strutture moderne che ospitavano prima un'officina meccanica e poi l'Accademia di Belle Arti, sono state rimesse in vista le grandi arcate, tre per ogni lato, che consentivano alle scuderie di affaciarsi sulla corte inferiore. Nel corso dei medesimi lavori veniva alla luce, in maniera del tutto imprevista, l'ingresso originario alla gallleria che corre longitudinalmente sotto il Palazzo per tutta la sua lunghezza. Poteva trattarsi di una originaria via di fuga verso l'esterno usata poi come cantina e deposito di derrate alimentari.
La Storia dei Musei
Una prima forma di conservazione civica ante litteram è quella del Museo delle Antichità Picene consistente inizialmente nella raccolta di monete antiche e di reperti archeologici provenenti da Helvia Ricina, esso trova sistemazione presso i restaurati locali della Biblioteca comunale soltanto nel 1822. L'istituzione di una vera e propria «pinacoteca patria» è determinata nel 1860 dal lascito del pittore e restauratore Antonio Bonfigli. Il contenuto di tale Pinacoteca, insieme ai quadri provenienti dal soppresso collegio gesuitico, a quelli in dotazione del comune e alle donazioni fra cui quella di Padre Tommaso Maria Borgetti del 1835, è accolto presso una sala dell'antica Biblioteca comunale. Nel 1925 i dipinti della Pinacoteca vengono trasferiti in tre sale a piano terra del medesimo edificio e, su indicazione di Luigi Serra, riordinati per dare assetto alla collezione. Dodici anni più tardi, per rispondere alla necessità di maggiore spazio espositivo il Comune decide l'acquisto dell'adiacente Palazzo delle terme. Gli ammodernamenti ivi apportati, determinanti un ampliamento della volumetria degli spazi a disposizione, fanno sì che le collezioni possano essere suddivise in due sezioni: quella di arte antica e quella di arte moderna. Al termine degli eventi bellici l'istituzione viene riaperta al pubblico nel 1949: accanto alle due sezioni precedenti si dà vita all'allestimento di una terza sezione dedicata agli Artisti Maceratesi, conseguente alla fervida attività espositiva svolta dalla associazione "Brigata Amici dell'Arte". Dal 1962 alla Pinacoteca ed ai Musei civici si aggiunge anche il Museo della Carrozza, istituito in seguito alla cospicua donazione effettuata dal nobile Pier Alberto Conti di Civitanova Marche. Con il continuo incremento di opere di genere strettamente contemporaneo, a partire dalle tre edizioni del "Premio Nazionale Scipione" (1955 - 1957 - 1964), si assiste ad una fervida attività espositiva, promossa con mirabile dedizione da Elverio Maurizi, che converge nell'istituzione della sezione d'arte contemporanea al cui interno è riservato uno spazio dedicato all'artista e architetto Ivo Panneggi. La sistemazione ancora in essere fino al 2007 è frutto di continui adattamenti dell'ordinamento voluto dal consiglio dei curatori impegnati nelle suddivisioni in sezioni e sottosezioni che, in linea con i comportamenti sociali del momento, danno vita nel 1963 alla sezione dedicata ad illustrare la "Macerata di una volta" e nel 1972 a quella rivolta all'attività teatrale locale. Con il trasferimento a Palazzo Buonaccorsi delle collezioni civiche si definisce un nuovo assetto con le tre ripartizioni vitali del patrimonio locale costituito dal museo della carrozza e dalle raccolta di arte antica, di arte contemporanea.
Museo della Carrozza
Il Museo della Carrozza fu istituito dal Comune di Macerata nel 1962 in seguito alla cospicua donazione, sostenuta dal Lions Club locale, fatta dal conte Pier Alberto Conti di Civitanova Marche (1884-1968). Il nucleo originario è costituito da sei modelli sportivi: Spider Phaeton, Mail Phaeton, Jardinière, Gran Break de Chasse, Stanhope-Gig, Break e dalla vettura utilitaria Skeleton Break. É inclusa nella donazione una ricca serie di selle, tra cui anche una da amazzone, morsi, frustini, briglie, ferri da cavallo, finimenti per attacchi a pariglia, a quattro o a sei nonché libri, manuali di ippica, stampe e fotografie d'epoca.
Arte Antica
La donazione di Tommaso Maria Borgetti, risalente al 1835, costituisce il primo nucleo di quadri della Pinacoteca. Successivamente, nel 1860, il pittore Antonio Bonfigli donò 26 dipinti per la costituzione di una "Pinacoteca patria" che, dal 1937, insieme ad altri quadri preesistenti, ha trovato sistemazione nelle sale del Palazzo della Biblioteca. Fra le opere figurano dipinti di Carlo Crivelli, Giovanbattista Salvi, Carlo Dolci, Michele Rocca detto il Parmigiano, Domenico Corvi, Carlo Maratta, Giacomo da Recanati, Alessandro Turchi l'Orbetto, Federico Barocci e numerosi altri. Dipinti d'arte fiamminga, italiana, napoletana e veneta, insieme a ritratti di illustri maceratesi, completano l'interessante e pregevole raccolta.
Arte Moderna
La raccolta d'arte del Novecento è data dalla "sedimentazione storica" di opere provenienti dalla locale attività futurista negli anni Dieci e Venti, dal lavoro del Gruppo "Boccioni" (1932-1944), dai tre premi nazionali di pittura contemporanea "Scipione" (1955; 1957; 1964), dagli eventi promossi dagli Amici dell'Arte, dai rapporti nazionali ed internazionali intrattenuti negli anni Settanta da Elverio Maurizi, da acquisti effettuati dall'Amministrazione comunale oltre che da donazioni di artisti italiani e stranierei in occasione di mostre personali.