Santa Maria delle Grotte - Gallese (VT)
Santa Maria delle Grotte e l'Eremo di San Valentino
Gallese, un borgo arroccato su una collina tufacea, a poca distanza da Viterbo con alcuni mister, come una chiesa e insediamento rupestre da scoprire. Il borgo è stato elevato a rango di civitas già nel IX secolo, ed è un luogo ricco di monumenti antichi che raccontano la storia di nobili famiglie e anche di eremiti, infatti è stato meta del pellegrinaggio di persone pie come San Famiano, patrono della città, che qui vi mori nel XII secolo. Tutto intorno, le campagne custodiscono tracce della storia antica, più o meno conosciuta Grotte eremitiche e preistoriche (le cavernette), fontanili, acquedotti, cunicoli e tombe falische sono solo una parte dei tesori custoditi nel territorio. Avevo sentito parlare di un gruppo di grotte nei confini dei territorio comunale, verso il Tevere e visto che avevo già iniziato le esplorazioni e i rilievi in quella zona ricca di testimonianze archeologiche e speleologiche, non mi restava che individuare il luogo preciso di questa segnalazione. Percorrendo l'antica Via Flaminia, costeggiando dunque il Tevere e superando l'antico porto di Torricella col suo insediamento, un'alta parete tufacea delimita lo sguardo verso ovest. A mezza costa s'intravede un ampio terrazzamento cosi, facendomi faticosamente largo tra smilax aspera e una rigogliosa natura, giungo sul pianoro davanti a me c'è una piccola cavità artificiale il cui ingresso è a un paio di metri da terra. Possibile sia tutto qui? L'alta parete tufacea che si vedeva da lontano, da un'analisi ravvicinata risulta molto lavorata e questo mi da un segno che la zona, da qualche parte, nasconde altre sorprese. Inizio a percorrere faticosamente la terrazza verso nord e la parete mantiene la sua levigatura. Mi imbatto in un'altra piccola apertura, in piccole nicchie da lucerna ma continuo l'esplorazione finché, poco dopo, i miei occhi rimangono agganciati ad un liscio e ben conservato arcosolido, ossia un sepolcro con un arco che si usava nelle catacombe. Vicino a questo ne vedo un altro oltre a strane aperture sulla parete che sono sicura nascondono una cavità all'interno. Dopo pochi metri, attraverso un rozzo ingresso, entro in un ambiente che ha tutti i caratteri del sacro Davanti a me si trova un'ampia abside, a sinistra due colonne/pilastro e ancora oltre un'altra porzione di cavità piuttosto buia. Anche qui vi è una Piccola abside con catino che si sviluppa fino al soffitto della cavità. Sono assenti affreschi, ma le piccole nicchie ai lati dell'abside della navata principale, sicuramente avevano una funzione sacra. Una chiesa rupestre tra i rovi! Esco a malincuore dalla cavità e proseguo la mia esplorazione che non tarda a dare altri frutti: altre cavità si aprono in alto sulla parete tufacea, alta e levigata dalla mano dell'uomo, che mi conduce infine ad una scala rupestre. La salgo, gli scalini sono consumati dall'usura Raggiungo il livello delle cavità sopra dette, superando un breve corridoio dal curioso andamento a zig-zag, una prima stanza con ripiani scavati ad altorilievo e passando attraverso un piccolo e rozzo foro praticato sulla parte bassa della parete. Si sviluppa un vasto ambiente con due pilastri, una lunga mangiatoia sul lato occidentale e numerosi fori alle pareti. Sicuramente ho trovato il gruppo di grotte che mi erano state segnalate dai locali! Il sito è conosciuto come "San Valentino", un nome dato a tutta la zona Sull'antica Flaminia i documenti testimoniano la presenza di una chiesa con lo stesso nome, della quale oggi apparentemente si sono perse le tracce. Mi sono chiesta dunque, se la chiesa ritrovata tra i rovi e quella dei documenti fossero la stessa cosa? Sono iniziati studi e ricerche e la recente scoperta di un documento d'archivio fa luce sulla questione: i due edifici sono diversi perché la chiesa rupestre è dedicata a Santa Maria delle Grotte. Non solo chiesa ma anche qualcosa di più. Il documento, infatti, nomina anche le altre grotte" che, attraverso un'analisi dei segni di scavo, la comparazione con altri siti e col sostegno delle altre scienze, è stato possibile ricondurre ad un insediamento monastico. Una piccola cavità nel punto più meridionale del sito, può essere identificata come la prima cella eremitica, cioè la prima cavità che ho visto durante l'esplorazione. Successivamente si sono aggregati altri monaci probabilmente venuti dall'Oriente, e approdati qui dopo un lungo viaggio, che hanno dato vita ad una fase semi-cenobitica: la cosiddetta laura. Nel tempo, la comunità ha adottato un modello pienamente cenobitico, attuando importanti mutamenti strutturali al sito. I pochi monaci, dunque, lavoravano, pregavano e mangiavano in luoghi comuni. La chiesa assolveva a funzioni di luogo di ritrovo per discutere l'organizzazione della piccola comunità, e permetteva la preghiera comune. Visitare le grotte dell'antica chiesa di Santa Maria delle Grotte e l'insediamento di San Valentino è un tuffo nella storia ed è un'imperdibile occasione per farsi affascinare dalla cittadina e da questo territorio che cela molti altri segreti. Per maggiori informazioni si può leggere il libro di Barbara Bottacchiari dal titolo "Santa Maria delle Grotte e l'insediamento di San Valentino," Edizioni Youcanprint o scrivere all'autrice sulla sua pagina facebook....
Barbara Bottacchiari