INFORMAZIONI


Scheda

Nazione: Italy
Regione: Abruzzo
Provincia: Aquila (AQ)
Comune: Massa D'Albe
Localita' o frazione: Alba Fucens
Nome bene: Chiesa di San Pietro in Albe

Cenni storici

Chiesa di San Pietro in Albe - Massa D'Albe (AQ)


La chiesa di San Pietro si trova sul colle omonimo che domina il sito archeologico di Alba Fucens situato nel comune di Massa d'Albe, in provincia dell'Aquila, dichiarata monumento nazionale nel 1902.[1]

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali la gestisce tramite il Polo museale dell'Abruzzo, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.

L'interno
La chiesa sorge sul luogo ove si trovava il tempio di Apollo ad Alba Fucens.

Appartenne ai benedettini, possesso confermato nell'866 dall'imperatore Ludovico il Pio e fu costruita grazie agli artigiani di San Clemente a Casauria.

L'ambone, in stile cosmatesco è stato iniziato sotto la tutela del monaco Oddone. I maestri incaricati lasciarono l'ambone incompiuto, si rese così necessario l'intervento di altri maestri specializzati. Uno di questi ultimi realizzò nel 1209 l'ambone di Corneto, mentre un altro terminò l'iconostasi sulle colonne che separano le 3 navate.

Dapprima una chiesa paleocristiana sostituì il tempio, ma le prime forme che rispecchiano le attuali vanno ricercate all'inizio del XII secolo. I resti del tempio furono utilizzati come fondazioni per la chiesa, ma l'assetto principale fu prolungato, così fu divisa in 3 navate. Le quattro colonne originali sono state recuperate dai carabinieri.

Distruzione e restauro

L’ambone duecentesco, commissionato dall’abate Oderisio al marmoreo Giovanni.

Particolare dell'iconostasi datata alla prima metà del XIII secolo.
Il terremoto di Avezzano, che colpì la Marsica nel 1915, distrusse la chiesa che, tuttavia, fu ricostruita negli anni Cinquanta attraverso un'anastilosi quasi completa guidata tra il 1955 e il 1957 da Raffaello Delogu che mirò a recuperare l'architettura romanica salvando solo poche delle integrazioni e aggiunte operate tra il XV e il XVI secolo. L'intervento concepito e portato avanti da Delogu costituisce un caso esemplare di restauro, per accortezza e sapienza, che Cesare Brandi definì all'epoca come "di gran lunga il migliore che sia stato mai condotto in Italia"[2].

Descrizione
Del tempio sono due colonne di aspetto etrusco che ora sono nel campanile. Il portale del campanile è del XV secolo.

Il portale interno della chiesa è del 1130 costituito da piedritti architrave ed archivolto impreziositi da spirali. Le altre porte della chiesa sono divise in quattordici parti suddivise in due file di sette ed intagliate a bassorilievi con i simboli degli evangelisti e scene bibliche. Un abbozzo di figura muliebre forma una delle statue antropomorfe dell'archivolto.

L'abside poggia sul basamento sotto il quale vi è la cripta. Degli archetti con mensole sono decorati da testine e simboli pagani atavici. Gli spazi fra gli archetti sono occupati da disegni di animali e fiori. L'accesso all'abside è garantito da una monofora a strombatura decorata con piccole palme.

Alla sesta colonna un'iconostasi cosmatesca realizzata nel Duecento dal maestro Andrea separa la navata dal coro. Le quattro colonnine tortili rubate nel 1997 e ritrovate danneggiate e in stato frammentario nel 1999 sono state restaurate con la tecnica 3D grazie al progetto denominato "Art Bonus" e riposizionate nel 2019[3].

Anche l'ambone sul lato sinistro è cosmatesco. L'ambone ha aspetto romano con accesso a doppia rampa con doppio lettorino pentagonali. Un altro lettorino è posto posteriormente agli altri 2. Quest'ultimo è impreziosito di colonne tortili negli angoli. Gli elementi in marmo di queste strutture sono cesellati raffinatamente. Un rilievo rappresentante un'aquila è posto al centro. Altri simboli fanno da contrapposto all'aquila:

un mascherone,
un uccello,
un uomo con dei serpenti che gli escono dalla bocca. (L'aquila è anche il simbolo dell'apostolo Andrea).
Le pietre pregiate utilizzate nell'ambone dimostrano la ricchezza di esso, tra esse spicca il porfido, simbolo imperiale. Sia l'iconostasi che l'ambone sono del 1215.

Un piccolo pilastro ha un dipinto raffigurante uno dei miracoli di Gesù.

Note
^ Elenco degli edifizi Monumentali in Italia, Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, 1902. URL consultato il 27 maggio 2016.
^ Cesare Brandi, Uno sgomentante puzzle risolto per amore dell'arte, in Corriere della Sera, 1957.
^ Dopo vent'anni dal ritrovamento grazie alla tecnologia 3D, ritornano nella Chiesa di San Pietro Alba Fucens le colonnine dell'iconostasi, su terremarsicane.it, Terre Marsicane, 2 dicembre 2019. URL consultato il 4 dicembre 2019.

Da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Pietro_(Massa_d%27Albe)

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Chiesa di San Pietro - Alba Fucens di Massa d'Albe (Avezzano)

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Dopo ripetuti tentativi di visitare l’antica Chiesa di San Pietro di Massa d’Albe (Avezzano),  da tempo chiusa per protratti restauri e per mancanza di una organizzazione  di sorveglianza, ecco presentarsi, in una caldissima mattinata della fine di agosto, l’inaspettata opportunità di accedervi, seppure per un brevissimo tempo, approfittando di una momentanea apertura per ragioni di servizio.

La Chiesa svetta su  una delle tre colline che dominano il sito archeologico della colonia romana, poi municipio, di Alba Fucens, fondata nel 304 a.C., ai piedi del Monte Velino, in prossimità del lago del Fucino prosciugato definitivamente nel 1878.

Il luogo di culto fu inizialmente tempio romano/latino presumibilmente dedicato al Dio Apollo del quale rimangono tracce del suo basamento; successivamente,  a partire dal III  sec. d.C., fu basilica paleocristiana gestita dal VI secolo dai Benedettini ed in seguito, dal 1310,  dai Conventuali Minori, unitamente all'annesso monastero oggi in corso di restauro, al fine di adattarlo a Museo dei reperti riportati alla luce nelle campagne di scavo di Alba Fucens e dintorni.

Nella sua millenaria vita la struttura subì devastazioni per i tanti eventi bellici che la coinvolsero e distruzioni  causate da ripetuti terremoti; quest’ultimi in particolare nel 1465,1703 e 1915.

Nelle ricostruzioni che seguirono furono apportate importanti modifiche strutturali. In particolare nel XII secolo fu parzialmente abbattuto il muro di fondo e prolungate le mura laterali per creare l’abside e la sottostante cripta e dividere lo spazio interno in tre navate.

Nel terremoto del 13 gennaio 1915 che devastò la Marsica (7º grado della scala Richter) e provocò la morte di 30.000 cittadini, la chiesa di San Pietro subì danni che per molti anni sembrarono irreparabili.  Tuttavia a partire dal 1955 la chiesa fu ricostruita recuperando gran parte del pregevole materiale abbattuto (metodo dell’anastilosi)  nell’intento di recuperare la sua originaria architettura romanica. L’animatore responsabile della non facile ricostruzione (definita all’epoca la migliore che sia stata mai condotta in Italia) fu Raffaello Delogu, Soprintendete ai  Monumenti e Gallerie de L’Aquila, nonchè grande studioso di arte e autore di molte opere ad essa attinenti.

ICONOSTASI

Ulteriori completamenti furono apportati con interventi effettuati negli anni 1969-70 con la ricostruzione delle iconostasi (elemento di separazione dello spazio dedicato ai fedeli da quello riservato alla liturgia) nelle navate laterali.

Entrando nella chiesa dall’ingresso ricavato nell’antica torre campanari, l’immediata sensazione è quella di essere in presenza di qualcosa di maestoso e nel contempo semplice ed elegante, ulteriormente esaltato dal candido colore delle pareti.

Una doppia fila di otto colonne scanalate, provenienti da un edificio pubblico della colonia romana, d'ordine corinzio unite da archi a tutto sesto divide lo spazio in tre navate.

AMBONE

Sulla sinistra della navata centrale si erge un elegante  ambone (Pulpito/podio rialzato dal quale il celebrante si rivolge ai fedeli) di stile cosmatesco del XIII secolo, fronteggiato da un candelabro destinato  a sostenere il cero pasquale realizzato utilizzando rocchi di colonne romane e un capitello duecentesco.

Procedendo si arriva alla preziosa iconostasi di stile cosmatesca sulla quale è leggibile il nome dell’artista che l’ha realizzata:Andrea maestro marmoraro romano                                         COLONNATO                                                                                                             

Entrando nell’abside si giunge all’altare distrutto dal terremoto e ricomposto recuperando il paliotto romanico (rivestimento decorativo  della parte frontale dell’altare) del precedente altare barocco. 

Dall’abside si accede mediante una stretta scala a chiocciola ad una semplice cripta nella quale sono visibili i resti delle murature del precedente tempio pagano. All’interno un sarcofago d’epoca medievale.

In definitiva una visita dunque da non perdere in un territorio ricco di bellezze naturali (monte Velino)  e paesaggistiche che ben si sposano con l’architettura dei numerosi borghi antichi (Massa d’Albe, Rosciolo), le vestigia di tempi passati (castelli medievali) e siti archeologici (Alba Fucens).

Pierluigi Saladini

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Photo Gallery A.D. 2021


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