Acquedotto Romano di Alba Fucens - Massa D'Albe (AQ)
Fondata alla fine del IV sec. a.C., Alba Fucens fu dotata in età tardo-repubblicana di un acquedotto capace di portare l’acqua nel centro urbano e rispondere alle nuove esigenze della vita cittadina. Il percorso dell’acquedotto (Fig. 1) si sviluppa dai 1120 metri s.l.m. della sorgente di S.Eugenia, la più in quota delle numerose sgorganti dalle pendici del Velino-Magnola, per giungere dopo 10 Km in città. Gran parte dell’acquedotto era realizzato con un canale sotterraneo a scorrimento libero (specus), tranne che per l’ultimo tratto - di oltre 3 km - dove procedeva in condotta forzata, in tubazioni disposte in superficie. La valle intermedia, con fondo posto a 932 m slm, era superata tramite un sifone rovescio, ossia un dispositivo in grado di far risalire l’acqua sino alle alture di Alba Fucens, comprese tra i 978 e 1004 metri s.l.m. Il sifone rovescio è infatti un sistema idraulico conformato ad “U”, che sfrutta il principio dei vasi comunicanti, ben noto nell’antichità: con la sola forza gravitazionale (Fig. 2), un fluido può essere trasferito da un serbatoio (detto di carico) ad un altro (detto di ricezione) tramite un collegamento assicurato da condotte a pressione (tubazioni), a condizione che il punto di partenza sia ad una quota maggiore rispetto all’arrivo.
Gli Arci sono i resti di un possente muraglione (terrapieno) in opera poligonale e nucleo in cementizio, la cui altezza, scandita da gradoni rientranti, aumentava all’aumentare della profondità della valle. Nella struttura - attualmente interrata per quasi due metri, larga sul fronte sino a 12 e visibile per più di 130 metri di lunghezza (Fig. 3) - è possibile riconoscere parte del venter (la parte più bassa) del sifone rovescio. Dal Piano de La Vara l’acquedotto procedeva in condotta forzata e il passaggio nella valle avveniva, appunto, sulla robusta struttura degli Arci: un ponte-viadotto con altezza originaria molto maggiore dell’attuale e sulla cui sommità doveva esser posta la tubatura (Fig. 4), diminuendo così considerevolmente la pressione interna del sistema idraulico.
Come in altre strutture antiche consimili - è il caso degli acquedotti di Alatri (FR) e Patara in Licia (Turchia) - il muraglione doveva essere interrotto nel fondovalle da arcuazioni e da queste, probabilmente, deriva il toponimo Arci (o Archi). La costruzione dell’acquedotto di Alba Fucens è databile al I sec. a.C.
Testi e immagini Dario Rose (Dip. Topografia Antica “La Sapienza” Università di Roma).